Nome :
Pierluigi Concheri
Date di Nascita :
24 Ottobre 1944
Indirizzo :
Via Risorgimento n. 1 - 25127 Brescia
Cellulare :
+39 338.2100028
Email :
info@pierluigiconcheri.it
Nazionalità :
Italiana
Pierluigi Concheri scultore
SCULTURE SU ALI DI SOGNO PER VOLARE
Pierluigi Concheri è nato a Desenzano del Garda (Brescia) nel 1944 in un luogo dove l’acqua ed il vento erano i padroni assoluti.
Sin da piccolo è stato attratto dal disegno (a quei tempi si disegnava su qualsiasi pezzo di carta capitasse sotto mano) e si impegnava a creare piccoli manufatti con pezzi di legno raccolti ovunque (anche sulle rive del lago) lavorandoli sotto la volta del grande portico della casa dei nonni.
Da giovane ha frequentato prima l’Avviamento Industriale e poi l’I.T.I.S. Benedetto Castelli conseguendo il diploma di Perito Tecnico.
La passione per l’arte però ha subito bussato prepotentemente alla porta facendosi sentire.
Non ancora ventenne sono iniziati i primi lavori sia nel campo della pittura che della grafica dimostrando grande capacità.
A breve è iniziata anche l’esperienza scultorea, prima con piccoli manufatti e poi con opere sempre più impegnative.
Ventisettenne ha iniziato una “Via Crucis” per la chiesa di S. Girolamo a Padova (opera poi non portata a termine per vari motivi della quale comunque sono stati fusi in bronzo otto pannelli di altrettante stazioni).
Autodidatta, come altri scultori di quegli anni, ha proseguito con fierezza e dignità non piegandosi a mode e lusinghe sperimentando nuove vie e nuovi materiali supportato anche da una notevole sua manualità.
Ha vinto numerosi premi. Sue opere si possono ammirare presso privati come in luoghi pubblici.
Tra le tante:
NATURA IN LIBERTA’ - scultura in pietra di Sarnico presso la frazione Pontasio del comune di Pisogne
CITTA’ FERITA – grande scultura in legno creata per commemorare il 40° anniversario della strage di Piazza della Loggia posta presso la sede dell’ Acli Provinciale di Brescia
COLUI CHE HA DATO TUTTI PER NOI – crocifisso ligneo collocato presso la chiesa di S. Giovanna Antida parrocchia della Torricella -Brescia
Le forme, misteriosamente uscite dalle sue mani, rimandano a tutti i segreti del laboratorio, ove lo scultore, impolverato, arruffato artigiano, impreca e maledice la materia che non vuole aggiogarsi all’impresa.
Tutti gli scultori brontolano e bofonchiano contro marmi troppo duri o legni troppo storti e fibrosi.
Ma appena prima di affrontarli, come per vincere le loro durezze, li accarezzano, quasi fossero corpi vivi, lusingandone le vene, scrutandone i toni dei colori, ammirandone i segni innati con cui sono stati chissà dove formati.
Così fa Pierluigi Concheri, nel suo antro pieno di ferri e arnesi, preferendo la ruvida fatica al tocco leggero dei pittori di tela.
Da questi materiali ritrosi e insensibili escono (e l’artista non ti dirà mai come) morbidezze straordinariamente vive, che fluiscono in onde, curve al limite del volo, incavi che morbidamente affondano in oceani di leggerezza o improvvisi vuoti, come gorghi che contrastano la superficie.
La scultura di Concheri è elegantissima, raffinata, delicata: vorrebbe quasi farsi toccare, per sentirne, con la punta delle dita, la finezza dei lineamenti, la grazia dei movimenti.
Le sue superfici sono la pelle liscia e preziosa di una donna di gran classe, un poco altezzosa, consapevole della sua bellezza.
Si potrebbe credere che la varietà delle forme siano come il curioso scorrere di mutevoli umori, il variare improvviso del carattere di questa dama, difficile e capricciosa, incostante e volubile.
Ma la chiarezza del disegno, l’armonia dei spazi segnati, la sintesi delle forme, chiama ad altra conclusione, più meditata e vera.
Concheri rincorre, senza dichiararlo sfacciatamente, ma conservandolo in sé, quasi fosse segreto da scoprire, un intimo desiderio di umiltà, senza nessun compiacimento, senza nessun rispecchiamento, derivante solo da una naturale tendenza, da un innato carattere, che volge involontariamente ad una semplicità essenziale, primigenia, nativa.
Cadono allora gli ultimi pudori e d’improvviso chiodi e suture intersecano l’onda del racconto: sono ferite che dimostrano una sofferenza inaspettata, cuciture che aspirano a riunire ciò che è stato ingiustamente separato.
Sulle innalzate impalcature del dolore, ove talvolta il colore naturale del legno si tramuta in rosso, non cede tuttavia l’innata semplicità, che tutto lenisce e riconduce alla speranza, in elevate fughe morbide e sottili, trascinate dalla purezza.
ROBERTO PADERNO
Non tutti possono diventare dei grandi artisti ma un grande artista può celarsi in chiunque.
Quando il mondo diventa un pasticcio enorme con nessuno al timone, è il momento per gli artisti di lasciare il segno.
I veri artisti sono quasi gli unici uomini che fanno il loro lavoro per il piacere di farlo.
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GRANDI ALI STANCHE |
LA GENTE CHI DICE CHE IO SIA |
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